Martedì, ore 08.00. Interno Appartamento.
Il fatto è che noi fashioniste siamo un po’ miscredenti. Convinte di sapere tutto in fatto di moda, che poi si sa il dubbio è delle persone intelligenti. Vittime di quel pregiudizio che non fa -secondo noi- andare d’accordo comfort e moda. Il fatto è che alcuni marchi li etichettiamo, senza sapere cosa ci perdiamo.
Fin quando non vengono da te. Per caso. Come quando, un giorno, si presenta Fit Flop.
-Ma che davvero?-
E poi scopri che oltre le ciabatte c’è di più. C’è un mondo, per dirla tutta. Fatto di mocassini maschili, ballerine, boots e ankle boots. E sono belli, accipicchia. Sobri. Semplici. Di quelle cose che metti su tutto. E per di più, li infili la mattina e te li scordi, come se fossi scalza.
Your feet shouldn’t have to suffer to be beautiful
Così dicono. E chissà, magari è pure vero. Forse, può non essere una chimera, quello del comfort senza l’effetto scarpe-della-nonna. Quello di un paio di stivali di pelle, neri, morbidi e accoglienti. Ospitali per le estremità. Che ti coccolano e ti avvolgono, come un plaid. Sporty si, ma non troppo, quel che basta per essere giornalieri, ma non redazionali. Senza fronzoli. Schietti e intelligenti. Onesti, perchè ciò che promettono mantengono. E si impegnano a distribuire i pesi del corpo e delle giornate trascorse correndo. Giurano di avere una intersuola a bassa densità chiamata SUPERCOMFF™, che anche se non sai cosa significhi, i piedi lo sanno. E ringrazieranno. In antitesi con quella frase inculcataci fin da piccole: chi bella vuol apparir, un po’ deve soffrir. E invece, no.
Io oggi me li metto. Da stamattina alle 08.00 fino a stasera. In piedi quasi otto ore, in bilico tra lavoro, casa e via dicendo, che come facciamo a far tutto non si sa. Ma quella è un’altra storia.
Un grazie doveroso a Fit Flop press Office, per avermi permesso di provarli. Caviglie e annessi ne sono felici. E io pure.
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